Sino al settembre del 1912 la malattia di Alessio viene tenuta sotto controllo, anche perché è lo stesso Rasputin a raccomandargli la massima prudenza. Le crisi, quando arrivano, sono passeggere e risolte in breve tempo dalle guarigioni del mistico. Tutto sembra andare per verso giusto.
A complicare le cose arrivano però i primi venti di guerra, preceduti da anni di nazionalismi. Anche in Italia, con le avanguardie futuriste, si percepiscono con chiarezza. La grande nobiltà europea, quasi tutta imparentata, vuole un banco di prova bellico che manca dalle campagne napoleoniche. Il conflitto di Crimea è stato un episodio lontano, marginale, combattuto in una terra inutile. La guerra franco-prussiana è stata breve e anch’essa limitata nello spazio. Ora, agli inizi del XX secolo, la tecnologia è al suo apice, nuovi macchinari e nuove armi invadono il mondo occidentale: la voglia di combattere è immensa per classi sociali più elevate.
Rasputin questa guerra non la vuole, l’abbiamo già detto. E’uno dei pochissimi consiglieri dello zar a sconsigliarla. I Russi hanno perso contro i Giapponesi neanche dieci anni prima e le cose, da allora, sono solo peggiorate.
La Duma (il Parlamento russo) però ha idee diverse, così come, naturalmente, gli ufficiali. Per tutti questi nobili un conflitto sarebbe un immenso gioco di scacchi dove le pedine sono i poveri contadini che devono perdere la vita per soddisfare la sete di potere di pochissimi. Il vento della Prima Guerra Mondiale soffia anche nella fredda Russia.
Rasputin, dove anni di predominio a corte, vede troppi nemici accanto a lui. Essendo intelligente e scaltro, sa che è il momento di levarsi di torno e decide di tornare temporaneamente a casa, dal padre, dalla moglie e dai tre figli. Il suo soggiorno lontano dalla capitale sarà, però, breve.
In quel settembre del 1912 la famiglia è in Polonia, a Bialowieza, nella loro casa delle vacanze. Qui il piccolo zarevic ha un incidente: saltando da una barchetta cade e si procura una lesione alla gamba. Interviene il medico di corte, dottor Botkin, che lo cura alla bell’e meglio e gli ordina qualche giorno di riposo. La tempesta sembra scongiurata. Il 9 ottobre, però, durante una traversata in carrozza, Alessio comincia a lamentarsi per i continui sobbalzi. All’improvviso si apre un’emorragia alla coscia sinistra: per i medici ci sono pochissime speranze di fermarla, anzi quasi nessuna.
“Dio mio, abbi pietà di me” mormora Nicola. La zarina passa diversi giorni al capezzale del figlio che continua a peggiorare. Dapprima sull’incidente si mantiene il più ristretto riserbo, ma poi la notizia viene fatta circolare e tutta la Russia prega per lui.
Alessio domanda con un filo di voce: “Mamma, quando sarò morto non avrò più tanto male, vero”? E, rivolto a Nicola: “Padre, quando sarò morto, fammi costruire un piccolo monumento di pietre nel bosco”.
Lo zar si nasconde a piangere come un bambino. Alessandra si aggrappa all’ultima speranza. Rasputin è lontano, così in qualche modo riesce a fargli arrivare un messaggio d’aiuto via telegrafo. La risposta è pronta: “Dio ha visto le tue lacrime, sentito le tue preghiere. Non essere in pena. Il piccolo non morirà. Non permettere che i medici lo disturbino troppo”.
Alessandra non piange più, è sicura che il monaco abbia mandato la sua benedizione. E’con un sorriso fiducioso che si avvicina al letto di Alessio e lo accarezza. Dopo qualche ora, il ragazzo sta meglio, l’emorragia si arresta e la crisi è superata.
Analizzare adesso come e perché ci sia stato un tale miglioramento è perfettamente inutile. Stiamo parlando della famiglia imperiale russa, che pur avendo un debole per il misticismo e l’occultismo ha sempre potuto contare sui migliori medici. Il fatto che Alessio sia vivo è sorprendente per noi che viviamo cent’anni dopo e che sappiamo poco o nulla di quell’accaduto. Il fatto inconfutabile è che lo zarevic si riprende e Rasputin diventa di nuovo padrone della corte. Lui, d’altra parte, lo continua a ripetere ad Alessandra: “Credi nella forza delle mie preghiere e tuo figlio vivrà”. E rincara la dose: “La mia morte trascinerebbe nel baratro la famiglia imperiale”.
“Un giorno”, racconta Anna Virubova, una delle nobili più influenti e presenti a corte, “Rasputin stava parlando con me e la zarina, quando d’un tratto si alzò e gridò che un grave pericolo stava minacciando Alessio. Corremmo tutti e tre in una sala vicina. Lo zarevic stava giocando con delle biglie su un tavolo da biliardo: Rasputin l’afferrò e lo portò via. Subito dopo, il pesante lampadario della stanza piombò giù”.
Alessandra teme di contrariare il suo monaco anche nelle più piccole cose. Ciò che lui consiglia diventa un ordine. Ministri, generali, vescovi: ormai per le alte cariche si passa dalla sua benedizione. La sua casa di via Gorochowaia numero 64 è diventata l’asilo dei postulanti di ogni tipo: molti cercano delle “raccomandazioni” in cambio di denaro, che lui accetta sempre. Una pattuglia di polizia staziona sulle scale che portano all’appartamento pronte ad intervenire in caso di bisogno.
Rasputin non tiene molto alla riservatezza: i poliziotti vedono passare ad ogni ora tutti i generi di donne, dalle prostitute alle zingare sino alle nobili. Non gli importa cosa pensano quei gendarmi: che scrivano pure sui loro taccuini! Lui è onnipotente.
Non è solo un ciarlatano. E’dotato del potere eccezionale di ipnotizzare la mente e rendere schiave le persone. Sono pochissimi coloro che gli tengono testa, e lui cerca di eliminarli perché li ritiene pericolosi.
Rasputin ha bisogno della protezione dei poliziotti. Lo capisce il 28 giugno del 1914. Julia Gusseva, una prostituta semi-inferma di mente, armata dal monaco Iliodoro, lo accoltella al ventre mentre giace nel letto con lui. Il mistico, però, ha una fibra sorprendentemente forte e non muore. E’costretto però a trascorrere qualche giorno a riposo, quindi decide di partire per la Siberia e passare del tempo con la sua famiglia. Siamo alla vigilia dello sparo di Sarajevo, il 1°agosto del 1914.
Nicola scrive sul suo diario: “Ho fatto una passeggiata solitaria. Il tempo era caldo. Ho fatto una bella nuotata in mare”. Quella mattina lo zar ha firmato l’ordine di mobilitazione generale dell’esercito russo, cui segue la dichiarazione di guerra alla Germania. Rasputin, quando lo viene a sapere, impreca. “Non ci fosse stata quella maledetta femmina a cacciarmi il coltello nel ventre l’avrei convinto ad evitare questa strage”.
Il nome di Grigorij Efimovic Rasputin evoca quasi sempre l’immagine di un mostro, perverso e sadico, approfittatore, plagiatore dei reali di Russia, un simbolo di lussuria e peccato. Leggi tutto »
Rasputin nasce il 21 gennaio 1869 in un’umile isba, la tipica capanna russa, nel villaggio rurale di Pokrovskoie, sul fiume Tura, poco lontano dalla cittadina di Tjiumen, nel distretto siberiano di Tobolsk. Leggi tutto »
In quel momento, a Pietroburgo, c’è una donna che ha bisogno più di tutte dell’aiuto di Rasputin. E’la zarina, Alessandra Feodorovna, tedesca, bellissima e affetta da una malattia terribile: l’emofilia. Leggi tutto »
Sino al settembre del 1912 la malattia di Alessio viene tenuta sotto controllo, anche perché è lo stesso Rasputin a raccomandargli la massima prudenza. Le crisi, quando arrivano, sono passeggere e risolte in breve tempo dalle guarigioni del mistico. Tutto sembra andare per verso giusto. Leggi tutto »
Il 2 agosto del 1914 è una giornata di sole cocente anche su una banchina della Neva, vicino al Palazzo d’Inverno. Verso le quattro del pomeriggio lo yacht imperiale Alexandra viene accolto da una folla festante di 50.000 persone. Leggi tutto »
Felix Yussupov non ha ancora compiuto trent’anni, è un uomo bellissimo e ricchissimo. Di famiglia nobile, si è laureato ad Oxford e ha viaggiato in quasi tutto il mondo. Leggi tutto »
E’dicembre. Pietroburgo è coperta da una candida coltre di neve. L’appuntamento con la morte è fissato per il 16 dicembre 1916. Leggi tutto »
I preparativi vanno per le lunghe, anche perché i congiurati sono ancora in fibrillazione. Yussupov è agitato, inquieto. Decide di tornare nella stanza dell’assassinio. Rasputin è là, morto. Leggi tutto »
Se apprezzi il mio lavoro e vuoi contribuire al mantenimento del sito: effettua una donazione!!!
Non esitare... qualsiasi importo sarà gradito :-)