Lettera VIII

Fantasticherie – Mura di Padova – Confusa Catasta dedicata a
Sant’Antonio – Devozione al suo Altare – Adoratori penitenti -

Magnifico Altare – Scultura di Sansovino – Camera colossale
come l’Arca di Noé

Lo splendore del sole nascente, per una volta nella mia vita, attirò ben poco la mia attenzione. Ero troppo immerso nelle mie fantasticherie, per accorgermi del paesaggio davanti a me; le mura di Padova si mostrarono prima che ritornassi in me. In ogni altro momento, quanto sensibilmente mi sarei commosso alla loro apparizione! Quante similitudini con Antenore e i suoi Troiani, avrebbero affollato la mia memoria!

Invece adesso guardavo quella scena con indifferenza, così passai davanti a palazzi e giardini senza che i miei occhi si schiodassero da terra. Il primo oggetto che mi comparve davanti appena li alzai, fu una disordinata catasta di pinnacoli e cupole dedicata a Sant’Antonio, autore di uno dei sermoni meglio tradotti dal grande Addison, con amore e nella sua miglior maniera.

Sei fin troppo ben informato della venerazione che ho sempre dimostrato per questo ispirato predicatore, per dubitare che immediatamente non riparassi presso il suo altare. Il mio era uno spirito disturbato, e richiedeva tutto il sollievo di Sant’Antonio per placarlo. Forse penserai che sarebbe stato meglio che io andassi a letto, e rivolgermi al mio amico onirico, la divinità pagana. E’probabile che tu sia nel giusto; ma non potei andare a dormire senza prima sfogare i miei singhiozzi e le mie suppliche. La navata centrale era piena di donne decrepite e deboli bambini, inginocchiati accanto a ceste di ortaggi o altre
cibarie; tutti loro speravano, grazie alla gentile interposizione di Antonio, di vendere proficuamente quei prodotti durante la Giornata. Vicino al coro, nella parte più buia dell’edificio, erano genuflessi dei lamentosi penitenti che si percuotevano il petto e sollevavano gli occhi al cielo. Più avanti, di fronte alle nicchie immerse nell’oscurità, dove sono conservate le sacre reliquie, pochi disperati peccatori pregavano in ginocchio.

Mi unii a questi ultimi. I raggi del sole non erano ancora penetrati dentro questo palazzo religioso; la sola luce che veniva ricevuta proveniva dalle lampade d’oro che pendevano dal soffitto. Un nobile altare, adornato con la più eccessiva magnificenza, sostiene il sacrario. Coloro che si sentono massimamente toccati dal suo alone di santità possono avvicinarsi, camminarvi intorno, guardare tra le fessure del sepolcro, che emana un profumo balsamico.

Per i turisti eretici consiglio di effettuare comunque questo pellegrinaggio; ogni parte della nicchia è decorata con sculture squisite. Sansovino ed altri celebri artisti hanno rivaleggiato nello scolpire gli altorilievi dell’ arcata, che, per disegno e per esecuzione, avrebbe la stima degli scultori dell’antichità classica.

Dopo aver osservato questi oggetti con meno attenzione di quella che avrebbero meritato, mi affettai verso la locanda, fortunatamente vicina, e senz’altro una delle migliori. Qui, a dispetto dell’alba, caddi subito in un sonno profondo. Il mio riposo fu non poco agitato. Il santo era stato sordo alle mie preghiere: mi ritrovai ancora un mortale fragile e infatuato. Alle cinque mi alzai; cenammo e poi ci avviammo verso il grande palazzo della città, un edificio enorme, molto più ampio di quello di Westminster, ma libero da stalle, negozi o covi di litigi. Il tetto, formato da una spaziosa volta di legno castano, diffonde un’oscurità solenne, ancor di più enfatizzata dall’ora serale, e per nulla ridotta dalla luce fioca che le finestre di vetro di colore azzurro pallido lasciavano entrare. Le dimensioni e la forma di questa camera colossale, il tetto ad arco, con enormi travi che l’attraversavano, e, sopra a tutto, gli sprazzi acquei che occhieggiavano attraverso i tetri battenti, mi fecero pensare all’arca d Noè, e quasi mi convinsero che stessi osservando quello straordinario vascello.

La rappresentazione che viene descritta nella Bibbia sembra essere stata plasmata su questo modello, e per molti attimi assecondai la chimera di immaginarmi a bordo di quella nave. In effetti se potessi scegliere i miei compagni di viaggio, non sarei contrario ad incontrare un diluvio, e galleggiare per alcuni mesi tra i marosi!

Rimanemmo sino a sera tarda a camminare tra le arcate; poi venne il momento di ritirarci, anche perché il guardiano non aderiva completamente alle nostre idee divine ed alluvionali.


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