Capitolo Primo

Un avvenimento come lo scoppio della bomba atomica a Hiroshima non può essere certamente analizzato solo con i freddi numeri.

L’immensa crudeltà, l’indicibile sofferenza, la spaventosa disumanità di questo evento sono solo alcuni degli aspetti di questa pagina nera della Storia. La gelida cronaca, che proveremo a ricostruire in questo reportage, si limita a fornire il racconto dei fatti antecedenti e successivi, le sue cause e le sue conseguenze. Tuttavia, niente potrà mai rendere davvero l’idea di cosa ha rappresentato per quel tempo e per il tempo immediatamente futuro. Quel 6 agosto 1945 segna lo spartiacque tra due ere: quella pre-atomica e quella post-atomica. Oggi, nel 2021, siamo preparati alla seconda era? C’è ancora il rischio di una guerra fredda che sfoci in una guerra nucleare? C’è ancora qualcuno che potrebbe pensare di causare così tanti morti nell’immediato presente (al momento dell’impatto) e nel futuro prossimo (negli anni successivi allo scoppio)? Domande a cui per ora non possiamo dare una risposta.
Possiamo, però, riportare quei freddi, gelidi, numeri di cui avevamo parlato all’inizio. Il 4 febbraio del 1967 il ministero della sanità giapponese ha reso noti i dati di coloro che sono sopravvissuti alle radiazioni atomiche: esattamente 277.955 persone. Di questi, l’82,6% risultavano segnati a vita dalle malattie causate dalla bomba. Il professor Hideki Yukawa, vincitore di un premio Nobel, ha affermato, nel 1960, che “Una maledizione pesa sui figli della seconda generazione. I bambini e gli adolescenti esposti alle radiazioni atomiche, anche se apparentemente ne sono usciti incolumi, continuano a portare nel proprio corpo i presupposti per la procreazione di organismi mutanti”.

Mutanti. Una parola che ci porta nei film di fantascienza. Eppure è la realtà. Tra il 1945 e il 1954 i bambini nati con delle deformità erano un settimo sul totale delle nascite. Esattamente 3.630. Di questi: 1.046 con degenerazioni del sistema nervoso, dei muscoli e della pelle; 429 con deformità al naso e alle orecchie; 254 con deformità alla bocca; 243 con deformità agli organi interni; 47 con degenerazione cerebrale (tra i quali 25 bambini nati senza cervello e 8 senza gli occhi); 611 con deformazioni miste.
I mutanti non sono solo quelli che nascono con delle deformità. Bambini che nascono senza patologie possono diventare comunque mutanti. Sì, perché (e qui si apre l’altro enorme problema) tutto l’ambiente circostante è stato inquinato dalle radiazioni atomiche. L’acqua, l’aria, le risorse della terra, anche le stesse pietre portano in loro tutto ciò che di distruttivo regalò l’atomica.

Eppure, in quel terribile inizio dei agosto del 1945, al tramonto di una ennesima guerra, pochi avevano compreso ciò che era successo. Il primo bollettino giapponese recava queste poche, laconiche, righe: “Il giorno 6, verso le 7,50, due aerei B-29 hanno invaso lo spazio aereo della città di Hiroshima ed hanno attaccato le installazioni della città con bombe incendiarie. Sembra che vi siano stati alcuni danni attorno alla città”.


Capitoli

Capitolo Primo

Un avvenimento come lo scoppio della bomba atomica a Hiroshima non può essere certamente analizzato solo con i freddi numeri. Leggi tutto »


Capitolo Secondo

Il 12 aprile 1945 muore Franklin Delano Roosvelt, 32° presidente degli Stati Uniti d’America. La Seconda Guerra Mondiale è ormai al crepuscolo. Leggi tutto »


Capitolo Terzo

Harry Truman, l’uomo che passò alla Storia perché prese la “tragica decisione” era nato l’8 maggio del 1884 da una famiglia contadina di origini irlandesi e olandesi. Un uomo duro, ostinato, a tratti cinico. Leggi tutto »


Capitolo Quarto

All’una e 37 di Tinian – le 0,37 del Giappone – si alzano in volo i tre aerei ricognitori. Dopo un’ora stacca le ruote dalla pista Enola Gay. La missione Dimples comincia. Leggi tutto »


Capitolo Quinto

Su Enola Gay si attende con frenesia e impazienza lo scoppio della bomba. Il tenente Jeppson, addetto ai controlli elettronici di Little Boy, esclama: “Ma perché non scoppia”? Leggi tutto »


Capitolo Sesto

Un quarto d’ora dopo il terribile scoppio Keisuke Hiroki, comandante della base navale di Kure, a una ventina di chilometri da Hiroshima, telefona a Tokyo, al quartier generale: “Alle 8,16 abbiamo osservato un lampo di incredibile luminosità su Hiroshima, e subito dopo una altissima colonna di fumo con in cima un largo pennacchio. Leggi tutto »


Capitolo Settimo

Ci vorrà un’altra bomba, un’altra immane tragedia, per costringere i Giapponesi ad accettare la resa. La mannaia americana cala ancora alle 11,01 del 9 agosto del 1945, stavolta sulla città di Nagasaki. Leggi tutto »


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