Notti grigie
Per molto tempo vagammo (così io sognai!)
lungo una strada sabbiosa nella terra di Nessuno,
dove solo i papaveri crescevano in mezzo alla rena, Leggi tutto »
Ernest Dowson (1867-1900) è uno dei maggiori esponenti del Decadentisimo inglese.
Amico e profondo ammiratore di Oscar Wilde (tanto che nelle sue lettere spesso si firmava come “Dorian”), frequentò l’èlite letteraria della Londra vittoriana tra strade impastate di nebbia, opifici e circoli letterari. Il giovane Dowson, a 22 anni, si invaghì di una ragazzina della metà dei suoi anni, figlia di un ristoratore polacco, alla quale dedicò le sue prime poesie. Egli sostenne sempre d’esserne innamorato in modo platonico, anche se nel 1893 propose alla famiglia il fidanzamento. Ottenne un secco rifiuto e la giovane andò in sposa a un umile sarto: questa delusione, unita al pessimo stato di salute che affliggeva Ernest e alla morte dei genitori, portarono il poeta ad abusare di assenzio, hashish e alcol.
Sono di questo periodo le sue opere più belle, influenzate dalla “fata verde” e straordinariamente vicine a quelle dei decadentisti francesi. Il soggiorno a Parigi del 1897 lo avvicinò ancora di più a quella che all’epoca era la capitale mondiale del gusto e dell’arte. Si guadagnava da vivere traducendo le opere di Zola, Balzac, Voltaire ed altri giganti della letteratura francese, e scrivendo sul giornale The Savoy.
La sua dipendenza dalle droghe però si acuiva sempre di più e nel 1900, a soli trentatré anni, morì in casa di un amico, nella miseria più nera, ridotto ad un relitto umano. Un destino comune degli artisti decadenti che li rese martiri del loro stesso stile di vita, condizionato dai paradisi artificiali da loro amati sino alla morte.
Per molto tempo vagammo (così io sognai!)
lungo una strada sabbiosa nella terra di Nessuno,
dove solo i papaveri crescevano in mezzo alla rena, Leggi tutto »
Guarda come gli alberi e i giunchi flessuosi
si vestono di verde, guarda quanto sono felici i boschi, Leggi tutto »
Intorno c’erano tutte le rose rosse,
tutt’intorno l’edera era nera. Leggi tutto »
Il fuoco è spento, il calore ormai svanito
(questa è la fine di ogni canzone di ogni uomo!)
il dorato vino è finito, rimangono i rimasugli, Leggi tutto »
Perfino ora la fragrante oscurità dei suoi capelli
si è strofinata sulle mie guance, mentre mi passava accanto, Leggi tutto »
Tutte le notti riversate dalla luna sono trascorse,
tutti i giorni di grigiore e tristezza; Leggi tutto »
Dormi, piccolo, dormi
l’ultimo, il migliore dei sonni,
e sulla tua fronte,
e sul tuo petto tranquillo,
io getterò delle violette. Leggi tutto »
Attraverso le verdi frasche vidi a stento il tuo volto,
perché s’intrecciava con quelle: avevo il sole negl’occhi Leggi tutto »
L’amore non si cura più dei singhiozzi del vento
che soffia sui fiori perfetti: il tuo giardino
è divenuto una distesa incolta, dove nessuno riuscirebbe
a trovare un ultimo, smarrito, petalo di rosa. Leggi tutto »
La pallida luce ambrata gocciola attraverso
gli arrossenti alberi d’Ottobre Leggi tutto »
Andiamo via: la notte sta per arrivare;
il giorno sta morendo, gli uccelli sono volati via; Leggi tutto »
Io dissi: “c’è una termine ai miei desideri:
adesso ho seminato, poi ho raccolto,
e queste sono le ceneri di un fuoco antico, Leggi tutto »
Dove il fiume e l’oceano si incontrano con grandioso cipiglio tempestoso,
oltre l’orizzonte, dove sulle dune si infrangono le onde coronate di spuma; Leggi tutto »
Rugiada sulla sua veste e sulla sua chioma arruffata,
gocce di rugiada gemelle negl’occhi; guarda il suo incedere,
con nobile andatura sfiora la giovine e verdeggiante erba, Leggi tutto »
Strano s'ingrossa il fiume nelle sere senza sole!
Il fiume mi conforta, spettrale, indistinto e silenzioso:
lungo fu il giorno; finalmente arrivano le ombre consolatrici:
sufficienti per questa giornata sono state le malvagità! Leggi tutto »