Il capotribù africano

Il capotribù africano

Incatenato al mercato degli schiavi egli stava in piedi,
uomo di statura gigantesca,
in mezzo alla moltitudine che si raccoglieva intorno a lui,
che si stringeva per avvicinarsi e sentire il suo nome -
Austero di sguardo e forte di membra,
gliocchi scuri fissi a terra: -
e silenti tutti lo guardavano
come un leone in catene.

Vanamente, ma da valoroso, quel capotribù aveva combattuto,
ma ora era un prigioniero,
eppure l’orgoglio, che la fortuna non umilia mai,
era scritto sulla sua fronte.
Il suo nero immenso petto recava innumerevoli cicatrici,
mostravano che era un vero e coraggioso guerriero;
era un principe della sua tribù,
e ora non può essere uno schiavo.

Così parlò al suo conquistatore -
“mio fratello è un sovrano;
togli questo monile dal mio collo,
prendi questo bracciale,
e mandali nel luogo dove regna mio fratello,
ed io riempirò le tue mani
dell’avorio delle mie praterie,
e dell’oro delle mie spiagge”.

“Non per il tuo avorio, né per il tuo oro,
ti toglierò le catene;
quella mano insanguinata non stringerà mai più
la lancia della battaglia.
La tua nazione non pagherà mai un prezzo
perché non potrà mai permettersi la tua libertà;
perché tu sarai lo schiavo dei Cristiani,
nelle terre oltre il mare”.

Allora pianse il capotribù guerriero, e comandò
di liberarlo;
ed una per una, ogni catena
cadde davanti al vincitore.
Spesse erano le catene intrecciate, e lunghe,
e saldamente stretti
risplendevano gli incastri d’oro in mezzo
ai suoi capelli crespi e scuri.

“Guarda, festeggia il tuo occhio bramoso con l’oro
da lungo tempo tenuto per il bisogno più dolente:
prendilo – tu mi chiedesti delle somme,
e mi hai detto che ero libero.
Prendi tutto quello che vuoi - mia moglie piange da giorni
accanto a quelle piante di cocco,
i miei giovani figli lasciarono i loro giochi,
e chiesero invano di me”.

"Prendo il tuo oro – ma ho reso
i tuoi ceppi ancora più robusti,
e credo che all’ombra del cocco
tua moglie ti aspetterà a lungo”.
Terribile era l’agonia che scuoteva
il corpo del prigioniero,
e il fiero suo aspetto
era cambiato in una paura mortale.

Il suo cuore era spezzato – impazzito il suo cervello:
all’improvviso il suo sguardo divenne selvaggio;
lottò ferocemente con le sue catene,
sussurrò, pianse, e rise;
e non vestì più quei mortali vincoli,
ma al termine del giorno
lo portarono sulla spiaggia
e lo lasciarono preda degli sciacalli.

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