I.
La notte sta diventando sempre più scura,
fragorosa ruggisce la selvaggia e mutevole tempesta;
quella nube nera gravida di pioggia,
vedo correre sopra la pianura;
il cacciatore ha lasciato la brughiera,
gli stormi sparpagliati si mettono al sicuro;
mentre io ancora vago, carico d’ansie,
lungo i solitari argini dell’Ayr.
II.
L’Autunno piange perché il suo grano
é stato lacerato dalle prime devastazioni dell’Inverno;
sotto al suo placido, azzurro cielo,
Egli può già distinguere la bufera minacciosa:
il gelo attraversa le mie vene quando la sento rumoreggiare -
mi fermo a pensare alla marea tempestosa,
e a tutti i pericoli che dovrò affrontare,
lontano dai bellissimi argini dell’Ayr.
III.
Questo non è il ruggito degl’impetuosi flutti,
non è quella mortifera fatale spiaggia;
dove la morte appare in tutte le sue forme,
il disgraziato non ha nulla di più da temere!
Ma il mio cuore è incatenato,
trafitto da tante ferite;
queste sanguinano di nuovo, rompo ancora quei legacci,
per lasciare le bellissime sponde dell’Ayr.
IV.
Addio alle colline ed alle valli di Coila,
addio alle brughiere ammantate d’erica ed ai pascoli ventosi;
addio ai paesaggi dove la triste fantasia vagabonda,
inseguendo amori ormai lontani e infelici!
Addio amici miei! Addio, miei nemici!
La mia pace sia con i primi, il mio amore con i secondi -
Il mio cuore grida lacrime di fuoco;
addio, bellissime sponde dell’Ayr.