Vieni a prendere il nostro bambino, e sporgiamoci
dalla porta della capanna;
i venti ci accompagneranno guidati dalla loro brezza,
e dai mormorii della spiaggia;
baceremo i suoi giovani occhi azzurri,
e io gli canterò, mentre riposa,
le canzoni di un mondo antico:
canterò, nel suo felice orecchio,
le melodie di quell’isola che anche tu amavi ascoltare.
E a te, che balbetti cercando di ripeterle,
insegnerò la lingua della tua nazione;
non è così soave, ma è molto più dolce
di quella della mia patria natia:
non conoscevi nessuna lingua
quando, neppure venti lune fa,
sulla riva di Tahete,
sei giunto e mi hai pregato di accoglierti,
con sguardi e segni.
Sapevo che cosa volevi dire - lodavi
il mio sguardo, i miei riccioli neri;
ah! Buon per me che hanno conquistato i tuoi occhi, -
ma i tuoi sono ancora più belli dei miei!
Sono felice di vedere il mio bambino vestire
i tuoi dolci occhi azzurri e i tuoi capelli color del sole,
e quando il mio sguardo s’incontra
con la sua fronte candida e la sua gota in fiore,
mi assale una gioia che non posso descrivere.
Parla, insieme a me, delle fanciulle d’Europa,
i cui colli e le cui guance, si dice,
offuscano le bellezze del mare,
la bianca schiuma e la cremisi conchiglia.
Le mie vesti modellerò sulla loro forma,
legherò le mie ciocche con quelle,
e solo un’occhiata mi basterà per farti star bene:
i miei capelli scuri s’intrecceranno
alla moda delle ragazze Inglesi.
Vieni, perché la sommessa luce del sole ti chiama,
non perdiamo neppure un’ora di questa felicità;
è più bella delle mura di questo cottage, -
che riposa tra i fiori.
Ed io ti farò imparare una preghiera
dedicata a colui che ci ha dato una così splendida casa,
così che tu possa lodarlo -
E’quel Dio che ci ha creato, che ha creato te e me,
che ha creato questa dolce solitaria isola in mezzo al mare.