Lo scricciolo

Lo scricciolo

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All’inizio di ogni primavera il piccolo scricciolo
veniva a brontolare nel suo nido tra il muschio;
lo riconoscevamo dal suo cinguettio irascibile,
cantava sempre in modo così arrabbiato.
La sua tranquilla compagna avrebbe voluto deporre
le uova in pace, durante la giornata.

Ma lui era un cocciuto piccolo scricciolo;
e quando in primavera arrivava, noi sapevamo,
o ci sembrava di sapere, che i fiori sarebbero fioriti
per accontentarlo, dove fiorivano sempre,
tra i vimini, allegramente;
ma nessun vimine era dritto come lui!

Per tutta l’estate quel piccolo scricciolo
avrebbe chiacchierato come un birbante;
e nel cespuglio avrebbe attaccato il tordo
che stava appollaiato sul biancospino a cantare.
Simile a tanti piccoli uomini rumorosi,
viveva, si vantava, combatteva, quel piccolo scricciolo.

Una fanciulla pensierosa, ed io,
eravamo soliti giocare sulla spiaggia,
in cerca di conchiglie, a raccogliere fiori,
come sempre quando si è sulla porta della vita,
attraverso la quale dovevamo ancora passare,
gemelli nell’audacia della giovinezza.

Anno dopo anno raccoglievamo fiori
che crescevano rapidamente, come i bambini;
ed ogni primavera catturavamo
piccoli scriccioli, che non crebbero mai;
alcuni molto tranquilli e pacati,
altri monelli e reprobi.

Ma ora la palude è sprofondata,
i vimini marciscono sotto la sabbia;
nessuna primavera restituirà i piccoli scriccioli,
nessun bambino potrà giocare con loro;
la fanciulla bocciolo di rosa, pura e buona,
divenne un fiore di donna.

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