Le ombre intorno al mare interno
stanno sprofondando nella notte;
lentamente le sponde dell’Ossipee
inseguono la luce che muore.
Stanco, dopo una giornata di caldo afoso,
fisso il mio languido sguardo
su di te, Lago delle Colline! Dove, fresche e delicate,
le tue acque riposano alla luce del tramonto!
Lungo il cielo, in righe sinuose,
sopra l’isola, sui tuoi confini e sulla baia,
cinte dal verde dei pini sempreverdi,
si estendono le montagne.
Sotto di loro le foreste di aceri dormono,
laddove la spiaggia si fonde con l’acqua,
laddove a metà strada sulle profondità immote
scendono le luci della sera.
Così era anche quando quella rossa corona di colline,
di antica memoria, tra i sentieri degli Indiani,
attraverso l’aria del tramonto, guardava in basso
e sopra il Sorriso di Dio.
Le leggi della foresta, dell’ombra e della luce
sono le sue leggi;
la loro vita e la loro eterna Causa
trovano il loro istinto primordiale.
Il lago vide queste montagne nel chiarore
che ora riluce attraverso di loro;
questo lago, nello sfavillante tramonto estivo,
era circondato da tetri pini.
Dio sembrava così vicino a lui; dalla terra e dai cieli
egli portava la sua voce d’amore,
come, da volto a volto, la portava in Paradiso,
di fronte al proprio Signore.
Grazie, Padre nostro! Poiché io, come lui,
vedo finalmente il tuo tenero amore,
sulla collina radiosa e sulle tenebre della foresta,
e sullo sfumato mare del tramonto.
Perché non tu riempi
la nostra terra di luce e di grazia;
e non nascondi nessuna volontà crudele o oscura
dietro al tuo volto sorridente!
1849.