Laddove le foglie d’olivo scintillano ad ogni soffio del vento,
alla loro bellissima ombra siede una damigella del Perù.
In mezzo agli snelli rami, che si aprono nell’aria,
arrivano i bagliori del suo collo d’avorio e dei suoi lucidi capelli;
dolcemente risuona la sua voce argentea, in quel recesso ombroso,
come il suono di un ruscello nascosto in una valle boscosa.
E’una canzone d’amore e di valore, nella nobile lingua Ispanica,
che veniva cantata nelle assolate pianure dell’antica Castiglia
quando, dai loro domini tra le montagne, i Cristiani travolsero come
una marea inarrestabile le masse di Mori e distrussero quegli infedeli.
Per un poco la melodia si ferma, poi riprende
con un ritmo più selvaggio, note più vivaci, di libertà e di Perù.
Ha fissato la spada al fianco del suo giovane amante,
e l’ha mandato in guerra nel giorno in cui avrebbe dovuto sposarlo,
e gli ordinò di mantenere un cuore fedele alla giustizia,
e trattenne le sorgenti delle sue lacrime sino a che lui non fu lontano.
Da quando gli diede il bacio d’addio sei mesi erano volati via,
ancora il nemico è nella loro terra, e altro sangue dev’essere versato.
Una mano bianca divide i rami, un viso incantevole guarda avanti,
e scintillanti occhi neri osservano tristi e immoti verso nord.
Dolce fanciulla, lo sguardo più penetrante non riuscirebbe
a notare alcun segno di vita umana in tutta quella valle;
il mezzodì sta incombendo, e i dardi del sole feriscono feroci,
e le mute colline e gli alberi del bosco sembrano barcollare nel calore.
Quella mano bianca è lontana, quel bellissimo volto triste è partito,
la musica di quella voce argentea continua a volteggiare,
ma non come prima, con note allegre, bensì lamentosa e sommessa, -
una ballata di una tenera fanciulla dal cuore spezzato tanto tempo fa
per colui che morì in battaglia, per colui ch’era giovane e coraggioso,
e per colei che morì di dolore, sulla tomba del suo amante.
Guarda ora, lungo la pendice della montagna, arriva un cavaliere;
guarda il suo cimiero lacero, la cintola sporca, la sciabola al fianco.
I suoi speroni sono sepolti dal setone, egli cavalca sotto la pioggia,
c’è del sangue sul fianco del suo destriero e schiuma sulla criniera.
Egli sta correndo a grande velocità verso l’oliveto lungo la collina!
Dio protegga l’inerme fanciulla!
E improvvisamente quella canzone finisce, e improvvisamente odo
un grido tra le ombre, un grido – ma non di paura.
Tenere melodie seguono, e tenere pause parlano
d’un effluvio di gioia, per cui le parole son troppo deboli;
“poso la mia buona spada ai tuoi piedi, perché ora il Perù è libero,
e sono tornato qui da te nel nostro oliveto”.