Stagione di riposo universale, la cui solenne quiete
percuote il cuore tremante con un brivido di paura,
mentre alle anime filosofe parla un linguaggio di piacere;
io ti saluto quando giungi alle mie finestre,
e ti avvicini alla melanconia della mia candela morente,
mentre assaporo la religiosa calma della notte.
Il tuo globo pensieroso, che naviga attraverso l’etere,
e indora le nebbiose ombre delle valli,
appeso nella tua oscurità alleva la sua fiamma vestale;
verso di lei, mentre tutto intorno declina nel sonno,
insonne io innalzo i miei orizzonti divini,
e così canto le nobili odi del suo nome;
mentre l’Immaginazione, sua seguace, si curva su di me,
per elevare la mia anima con le sue visioni fatate,
e riversa dentro il mio orecchio la sua eccitante canzone,
mentre la Superstizione arriva con i suoi delicati terrori, -
guarda, guarda quel fioco fantasma che scivola nel buio!
Guarda quali spettri s’accalcano intorno a quell’olmo!
Nel frattempo io accordo a melodie più romantiche
il mio zufolo – e mentre così meditabondo suono,
le dolci note echeggiano in tutto il paesaggio montano:
il viaggiatore che s’attarda sulla brughiera
le ascolta atterrito, - (mentre ancora il cupo gufo riversa
i suoi orribili urli tra le mie tetre pause).
Ancora nella torre solitaria egli spia la luce,
debolmente lampeggiando nelle tenebre della notte,
dove io, povero pensatore, continuo le mie veglie solitarie
e, in mezzo alla terribile serena solitudine,
getto uno sguardo contemplativo verso l’intera scena,
sollevo i miei occhi tristi al Cielo, e piango.