La sera della morte

La sera della morte

Il silenzio della morte — portentosa quiete,
quelle forme ariose che si librano nell’aria,
indicano che la tua calma precede una tempesta,
che l’ora del destino è vicina.
Lo vedo, lo vedo, portato su una nebbia torbida,
lo Spirito delle battaglie alza il suo cimiero!
Capisco, capisco, che prima del mattino,
la sua lancia abbandonerà il suo odiato rifugio,
e la vedova di Larrendil si batterà il nudo petto.

Sopra il levigato petto della fosca valle,
non voleranno più dolcemente zefiri increspanti;
la natura dorme un sonno immortale,
perché l’ora della battaglia s’avvicina.
Non una foglia si agita sulla quercia cupa,
una immobilità strisciante regna tutt’attorno;
eccetto quando il corvo, con il suo nefasto gracchiare,
suona sgradito all’orecchio.
Lo so, lo so cosa significa questo silenzio;
so che cosa ha detto il corvo -
Suonate, bardi, la melanconica arpa,
perché questa è la sera della morte.

Osserva, come nell’aria del crepuscolo
scivolano le ombre dei nostri avi!
Là fuggì Morven, con i capelli inzuppati di sangue,
e Colmar con i suoi antichi guerrieri.
Nessuna burrasca emetterà la sua aria di ghiaccio,
anche se già tristemente singhiozzano i tetri rami;
ascolta come le intonse cordicelle dell’arpa
suonano dolci, come mosse solo da una brezza sussurrante!
E’finita! Il sole è tramontato nel sangue!
Non sorgerà più per i coraggiosi;
sciogliamo per l’eroe un canto di morte,
perché domani volerà nella tomba.

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