Attraverso le verdi frasche vidi a stento il tuo volto,
perché s’intrecciava con quelle: avevo il sole negl’occhi
e gli alberi cupi tra tenebrosi merletti
sfidavano i sinistri, tristi, cieli.
O sole, o estate! Dimmi in quale notte lontana,
il dorato e il verde, la gloria del tuo capo,
delle tue fronde, sono caduti? Oh, i bianchi
macilenti fantasmi che svolazzano dove tu camminavi,
attraverso la terrazza desolata,
e risuonavano della tua risata, spettro di te,
che delicatamente avvolgeva con il suo sudario
le dita morte, e dietro lo spettro di me,
che incespica con una bocca che schernisce
i torbidi ruscelli tra i fiori della giovinezza,
calpestano gli anni della desolazione
sino alla morte di tutti i nostri sogni dorati.