Aprile, la mia signora

Aprile, la mia signora

Rugiada sulla sua veste e sulla sua chioma arruffata,
gocce di rugiada gemelle negl’occhi; guarda il suo incedere,
con nobile andatura sfiora la giovine e verdeggiante erba,
mentre canticchia una splendida, fantastica aria,
piena di dolcezza: lei è bella,
e tutta la sua bellezza floreale, come uno specchio,
riflette la nostra speranza e il nostro amore: ma ancora, ah!
Tracce di lacrime addobbano le sue languide ciglia.
Forse piange per mera capricciosità?
Oppure riesce a prevedere
grazie alla sua giovinezza che le gioie si affievoliscono
e le ansie dei giorni aumentano:
l’autunno e le foglie cadenti e la vanità,
e l’inverno che porta con sé la morte.

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La guerra delle razze

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