Sera d'estate

Sera d'estate

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Il sole tramontante si sta spegnendo,
e dolcemente indora gli orli della Sera,
mentre cumuli di nuvole color porpora
decorano mestamente il cielo ad occidente.
Stormi di corvi gracchiano sulle teste,
affrettandosi verso i boschi per rintanarsi nei loro nidi.
Ancor intenta a tubare rimane solo la colomba,
e chiama a gran voce il suo amato assente.
Con i suoi “kirchup! Kirchup” in mezzo al frumento,
la pernice saluta i compagni lontani,
invitanti indicazioni per coloro che vagabondano,
guide sicure che li ricondurranno nei loro nidi.
Le rondini trattengono il loro instancabile volo,
cinguettando accanto ai comignoli.
Intorno allo stagno amoreggiano i balestrucci,
con i loro nivei petti imbrattati di sporco,
mentre il muratore, sotto alle ardesie,
aspetta l’uccello portatore di calce:
pur incolta di quest'arte, ogni sposa aiuta
a stucca la sua casa pendente.

I pipistrelli volteggiano tra paralumi e camini;
attraverso l’apertura del fienile si infila il gufo;
dalla siepe, con sonnolento ronzio,
escono a bighellonare i bisbiglianti e spensierati scarafaggi
alla ricerca di tutti i posti all’ombra,
andando a sbattere contro il viso dei lavoratori.
Adesso la chiocciola compie le sue volute a spirale,
e la falena con le sue ali nivee
danza in serpeggianti ghirigori,
attraverso le piovigginate perle della dolce sera
irrorate dal suo dinoccolato cammino;
ecco che oscilla da uno stelo all’altro,
si aggrappa ai soffici steli d’erba,
si ferma a riposare appesa a un fiore;
sicura naviga tra le correnti d'aria,
e poi svanisce come si dissolve un sogno:
allegre e giocose sono state quelle ore,
e ora è giunto il tempo di dormire;
nell’erba alta, accanto al luogo dove scaturisce la sorgente,
finalmente, stanca, ella si richiude nel suo giaciglio.

Dai cumuli di fieno inumiditi
le allarmate rane si producono in vanagloriosi balzi;
e sul prato liscio e rasato,
saltanti viaggiatrici, continuano il loro cammino;
prontamente l’erba rugiadosa si divide,
umettando dolcemente i loro fianchi maculati;
dall’erba o dalla coppa dei fiori,
veloce la goccia di rugiada rimbalza.
E’l’ora in cui la nebbiolina azzurra comincia a strisciare
e in cui l’uccello dimentica il suo canto:
i fiori dormono dentro i loro cappucci;
le margheritine si abbottonano nei loro boccioli;
dalla rugiada imbrattata il botton d’oro
mette al sicuro i suoi gioielli dorati;
anche la rosa e il vincibosco
attendono i sorrisi del nuovo giorno.

Sotto i sinuosi rami del salice,
Dolly, cantando, munge le sue mucche;
mentre il ruscello gorgogliante accanto a lei
si unisce con la sua mormorante melodia.
Dick e Dob, spingendo allegramente,
trascinano sino a casa il loro carro rimbombante;
il vecchio Ralph, in attesa di Dolly,
si dondola accanto al cancello del pascolo.
I contadinelli cominciano a mettere al riparo le loro pecore;
i cani con rumorosi latrati le accompagnano all’interno.
I piantatori di siepi lungo la strada
tornano a casa curvi sotto il loro carico;
e dalle loro scanalature così a lungo dissodate
gli aratori liberano le loro stanche squadre:
Ecco il signor Ball, che finalmente lascia liberi i suoi uomini,
che ansiosamente inciampano nei solchi della terra smossa,
e non hanno bisogno di frustino per esser stimolati a tornare a casa;
davanti alla porta della stalla egli rimane in piedi,
guardando intorno, cercando mani amiche
per allentare i pesanti chiavistelli del portone,
e poter cominciare a lavorare il frumento .

Intorno all’aia migliaia di
bestie rimangono in attesa,
carichi di grano
gli animali da soma passano accanto.
I maiali, con il loro naso borbottante e assordante,
importunano i servitori;
e, lontano e vicino, l’eterogenea accozzaglia
a gran voce richiede il suo pasto quotidiano.
Dal riposo, autorizzazione benedetta,
cianciando verso casa, le litiganti oche
cercano il loro capanno foderato di calda paglia,
e, ancheggiando, ciarlano sino al loro letto.
Offuscate dall’invisibile ritardo,
le spingenti chiocce, che perdono la loro strada,
si alzano dai travicelli della casupola,
dove dormono, prede della volpe.
Il gatto però l’ha scacciata,
e ora fugge con la coda tra le zampe;
pazientemente si siede per controllare
gli usignoli che combattono sulle stoppie.
Adesso Doll porta gli attesi secchi.
E i cani cominciano a scodinzolare;
con patti e buffetti vengono accolti in casa
e loro rispondono con occhiate voluttuose:
Slove con il secchio traboccante di latte
spunta con il loro piatto dietro alla porta.

S'incontran ragazzi inclini alle birichinate,
sotto le grondaie,
astutamente si arrampicano con i passi più leggeri,
per catturare i passeri nei loro nidi,
e ucciderli, crudele orgoglio!
Scappate dall’altra parte della scala!
Dannati barbari! Statemi lontani:
non venite, Turchi, vicini al mio cottage;
questi sono i miei passeri,
lasciateli in pace.
Venite qui poveri uccelli! Scappate dai feroci nemici
e venite qui senza paura, siete i benvenuti;
il mio cuore agogna ad un destino simile al vostro,
la dolce vita di un passero.
Spavaldi buffoni! Non lesinate il frumento
che la fame costringe gli uccelli a mangiare;
i tuoi occhi accecati, i tuoi peggiori nemici,
non posson vedere il bene che fanno i passeri.

Se non vi fossero questi poveri uccelli a svolazzare intorno,
a catturare gli insetti dai campi,
se non sorvegliassero il tuo grano che cresce,
non potresti mai sperare di avere un buon raccolto.
Perciò la Provvidenza, come facilmente si può comprendere,
che tutte le cose crea con un principio ed un obiettivo,
non manda nulla qui senza un suo proprio uso;
sebbene l’ignoranza li carichi di abusi;
e gli sciocchi disprezzino le benedizioni che vengono loro mandate,
e sbeffeggino la buona intenzione del Creatore -
O Dio! Indicami la mia via,
fai che io possa fare agli altri
ciò che gli altri possano fare a me,
e imparare finalmente l’umanità.

Sempre più oscuro si rabbuia il cielo;
il sonno comincia a chiudere gli occhi del lavoratore:
Dobson prende congedo dal suo terreno,
i vicini si ritrovano nei campi di
frumento per lodare e lavorare insieme,
e per raccontarsi storie di terre lontane.
Mentre la sua pipa sta sbuffando,
Sue si sta mettendo sulla strada,
spettegolando, prendendo piacere
ad istruire a lavorare a maglia sino a notte fonda,
ed a sparlare dei vicini di tutta la città -
chi ha comprato dei nuovi cappelli, chi una gonna,
e molte cose, il suo sguardo malvagio
possono vedere, che uno sguardo onesto non può osservare.
Ciarlando accanto alla casa del vicino,
ella ode gridare la sposina corrucciata
preparata a partire, scarabocchia a casa,
il suo lavoro a maglia arricciantesi sul suo pollice,
come, avverso a partire, impaurito a restare,
piange il suo destino per tutto il tempo:
l’avventura così carica di incantesimi.

Il suo grembiule riempito sulle sue braccia,
ella lascia il lavoro non finito, in pena,
per finirlo la sera successiva;
e nel cottage ha timore di incontrare
ancora la vecchia Dobson,
che grugnante siede, preparata per il letto,
mentre ella rimane in piedi a spettegolare su tutta la città.
Ora il vento della notte, con ali fuligginose,
canta nel comignolo del cottage;
ora, mentre mi stiracchio sul letto,
pian piano sollevo la mia testa assonnata,
ascoltando le accompagnanti malie
che scuotono le muschiose braccia dell’olmo;
sino a che dolci sonni arriveranno striscianti,
una più profonda oscurità avvolgerà ogni cosa,
e allora, così dondolato, mi addormenterò,
cullato dal selvaggio suono del vento.

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