Avvicinati in silenzio. Questa non è una storia volgare
che io, la Driade di questa quercia canuta,
racconto alle orecchie mortali. La seconda età
aveva quasi terminato il suo corso, quando nacqui
da questo splendido prato. I boschetti di quella valle
sono tutte mie creazioni ed ogni Ninfa che sorveglia
le macchie ed i campi arati tutt’intorno,
obbedisce a me. Ho visto molti cambiamenti
nelle cose umane, e molte azioni terribili
della giustizia, quando la potente mano di Giove
contro i tiranni di questa regione, contro
gli empi figli della lussuria e dell’inganno,
fu armata per il loro castigo. Così alla fine
divenni esperta delle leggi divine, conobbi le vie
della saggezza, e l’orribile fine delle follie umane
spesso predissi, ed ora in pace posso attendere
ogni sera un nobile giovane, che ama
la mia ombra, libero almeno per un momento dalle ansie,
che faccia il suo ingresso da questa porta di pace, e sieda
sotto ai miei rami. Ed allora la sua mente meditabonda
solleciterò, senza che se ne accorga, e gli metterò davanti
le più pure forme di bene, e commuoverò il suo cuore
con le maestose ricompense del Signore Supremo
degli dei e degli uomini, con la generosa libertà,
con la nobile voce della gloria e la fede
nella sacra amicizia. Straniero, ho adempiuto
alla mia funzione. Se dentro al tuo cuore non dimora
nulla che possa minacciare il mio encomio, non uscirai
disonorato dalla mia casa, e io udirò
una frugale benedizione dalla tua lingua.