Oh! Chi si prenderebbe cura della mia vita,
chi accarezzerebbe questo pesante ammasso di argilla,
chi amerebbe questo rude mondo di contese,
dove il buio e la tempesta rannuvolano anche i giorni più belli;
e dove, con sorrisi ingannatori,
il serpente, di nascosto, continua a nutrirsi delle sue prede,
dove ovunque sono in agguato delle trappole,
e le sirene adescano il vagabondo con le loro astuzie!
Questo è per me detestabile,
i suoi offensivi rimproveri e le sue vendicative discordie;
sono stanco di tutte queste urla brutali
che assordano le orecchie; vai via, vai via, vita!
Benvenuta, silente fanciulla
avvolta nelle nebbie,
che dimori nel luogo dove nessun raggio di luce
può arrivare a disturbare il tuo lugubre regno;
e in mezzo alle malsane umidità dorme
il sonno profondo dell’oblio,
che rende i sensi intorpiditi
pietrificati e marmorei.
Dormiente Morte, io ti do il benvenuto!
Dolci sono le tue paci per i miseri.
Non chiederò più oppio,
né il fatale elleboro;
la morte è la migliore, l’unica cura,
i suoi sonni sono sempre certi di non finire mai.
Deponetemi nella tomba Gotica,
nel cui intagliato e solenne buio
io possa riposare mentre il mio corpo si disgrega,
con tutto lo splendore dei grandi;
sopra di me, magnifico,
scolpite un maestoso monumento;
e poi là troverà posto la mia statua,
con le mani nell’atto di pregare,
con gli angeli che sostengono la mia testa
piangente sul padre morto.
A tempo debito, alla fine del giorno,
fate suonare l’organo;
e mentre gli armoniosi tuoni romberanno,
cantate un vespro per la mia anima:
così il mio sonno sarà soave,
finalmente libero dalla penosa miseria!