Sull’alta roccia a strapiombo sul mare
che s’innalzava dal cuore della montagna,
uno stanco cacciatore di cervi
si era seduto a riposare,
e sfoggiava alla dolce aria d’estate
la sua fronte abbronzata e i suoi capelli sudati.
Le montagne giacevano nell’incerta nebbia,
le valli erano immerse tra i vapori;
i fiumi scintillavano nel loro percorso,
tra le foreste a stento visibili,
mentre un suono sussurrante si sollevava
dai ruscelli sottostanti e dalle api tutte intorno.
Si mise in ascolto, sino a che gli parve di udire
un canto, così sommesso e lieve,
che non sapeva se provenisse dalla sua mente
o se fosse reale.
E’con una melodia così dolce e soave
che la madre culla il proprio bambino.
“Per te stanco cacciatore”, così disse la voce,
“sfinito dal lavoro e dall’afa,
l’amena terra del riposo si estende,
proprio ai tuoi piedi,
e coloro che tu vuoi vedere
ti aspettano per accoglierti”.
Alzò lo sguardo, e fra terra e cielo
nella calura del mezzogiorno,
il suo sguardo incontrò una regione ombreggiata,
che diveniva sempre più nitida,
mentre il vapore dell’atmosfera
si diradava per scoprirne le bellissime forme.
Boschi freschi egli ammirava, e fiori
splendenti sulle rive rocciose,
e sorgenti sgorganti sotto ai pergolati,
dove si abbeveravano cervi e fagiani.
Ammirava con meraviglia i rivoli, ascoltava
le frasche fruscianti e gli uccelli cinguettanti.
E i suoi amici defunti, a lui cari nella giovinezza,
vivevano e camminavano ancora,
e c’era anche una fanciulla, che da molti anni
giaceva nella tomba,
una giovane bellissima ragazza, orgoglio del villaggio -
che aveva distrutto il cuore del cacciatore quando morì:
in preda al suo volere, lei sembrò ridestarsi
dal suo luogo di sepoltura,
sembrò allungare la mano e chiamare il suo nome
con quel dolce viso sorridente.
Con sguardo fisso ed anelante,
il cacciatore si protese in avanti e fece per alzarsi:
si chinò in avanti, e si buttò a capofitto
da quel dirupo scosceso;
egli vide le rocce, ripide, aspre, e brune,
per un solo istante, durante la sua caduta;
un terribile istante – non più d’uno,
e nello stesso momento finirono il sogno e la vita.