Una poesia pastorale

Una poesia pastorale

Vieni Anna! Vieni, il mattino albeggia,
languide strie di radianza tingono i cieli;
vieni, andiamo alla ricerca dei prati vestiti di rugiada,
guardiamo le mattiniere allodole svegliarsi,
mentre la natura, abbigliata con le sue vesti più raffinate,
saluta l’amato ritorno del giorno.

I nostri greggi, che punteggiano le diradate distese
della brughiera, cercheranno i loro reconditi rifugi;
e poi, quando finalmente troveremo una valletta in ombra
ascolteremo le storie che ci racconterà il tordo
e contempleremo quelle nuvole d’argento lassù,
mentre vagano nella cerulea volta celeste.

Vieni Anna, prendi il tuo liuto,
in modo che con le sue melodie, così soavemente dolci,
in perfetta intonazione con il mio mielato flauto,
possiamo ingannare la calura del mezzogiorno,
mentre ci avvicinerà l’ape gravida di succo
per innalzare un’armonia divina.

E infine alla sera, quando regna il silenzio,
eccetto laddove ascoltiamo il ronzio dello scarabeo,
lasceremo le pianure dai sobri colori,
per ritirarci su quelle sinuose colline;
e con il tuo soffice liuto suonerai
un solenne vespro al giorno che muore.

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