La generazione dorata del Brasile anni Ottanta contava anche Leovegildo Lins da Gama, al secolo Junior, uno dei centrocampisti più dotati di quel periodo.
Come molti connazionali, inizia a tirare i calci al pallone in spiaggia, in una formazione di “futebol de praia”, che a Rio de Janeiro è ancor oggi praticatissimo. Su quegli immensi e bruni arenili affina la sua tecnica venendo notato da un poliziotto che per hobby fa il talent scout per il Flamengo: ottimo fiuto. Junior entra in prima squadra come terzino fluidificante d’attacco in una formazione che ha come leader Zico.
Tanta tecnica, ma anche tanta corsa, frammischiata a continuità e dedizione al lavoro, caratteristiche queste ultime due che talvolta mancano a parecchi talenti carioca. In occasione del Mondiale ’82 diventa addirittura ala, coprendo tutta la fascia.
Nell’estate dell’84 lascia il Flamengo ed approda in Italia, la patria nobile del calcio, precisamente al Torino, dove viene schierato come centrocampista arretrato, un regista mobile che si segnala per la sua immensa classe. Alla prima stagione agguanta un secondo posto in campionato frutto soprattutto delle sue giocate, condite anche da sette reti.
Al terzo anno, la rottura. Contro l’Hajduk Spalato, in Coppa Uefa, Gigi Radice lo sostituisce e Junior reagisce male. L’allenatore non ha propriamente un carattere docile, ma neppure il brasiliano fa nulla per riconciliarsi.
La sua avventura al Toro termina, comincia quella a Pescara, con una salvezza ed una retrocessione, poi il ritorno al Flamengo, a 35 anni, dove dimostra di saperci ancora fare e si porta a casa un altro titolo nazionale nel 1991.