Zbigniew Boniek arriva alla Juventus nel 1982 proveniente dal Widzew Lodz, squadra polacca.
Al Mondiale spagnolo era stato nominato tra i migliori giocatori, visto che pur essendo un centrocampista aveva segnato ben 4 reti in 6 partite.
Le aspettative sono subito altissime, dal momento che viene pagato il doppio di Michel Platini.
Interno-ala dalle progressioni travolgenti, piedi sopraffini e testa da creatore di calcio, è però altalenante, tanto da farsi affibbiare il soprannome di “Bello di Notte” dall’Avvocato Agnelli. La sua prerogativa è, infatti, quella di giocare bene soprattutto le partite in notturna, quelle di coppa.
Alla Juventus vince uno scudetto, una Coppa delle Coppe (suo il gol decisivo), una Coppa Italia, un Mundialito per Club, una Supercoppa Europea (sua la doppietta al Liverpool) e soprattutto la Coppa dei Campioni vinta nella tragica notte di Bruxelles (sua l’azione che porta all’assegnazione del calcio di rigore decisivo, anche se palesemente fuori area).
Dopo tre stagioni colme di successi viene venduto alla Roma, nella quale gioca, a suo dire, gioca il suo calcio più bello. In giallorosso però conquista solo una Coppa Italia nella stagione 1985-86, quella che passa alla storia per la clamorosa sconfitta per 3-2 subita contro il Lecce già retrocesso e che segna il tramonto delle speranze scudetto (conquistato sempre dalla Juve). Zibì, divenuto idolo dei tifosi romanisti, alla fine di quel match splendidamente catartico piange a dirotto in mezzo al campo.
Appese le scarpette al chiodo si cimenta nella carriera di allenatore, ma con scarsi risultati.
Meglio si comporta come dirigente della Federazione Calcio della Polonia, incarico che mantiene ancora oggi.