Bobby Seale
Sono armati fino al collo di pistole, fucili e mitra. Giacca di cuoio nera e basco nero, sembrano dei fantasmi oscuri: rievocano vecchie storie, forse mai sepolte, di un’America assetata di sangue. Solo che quelle storie parlavano di uomini vestiti di bianco, non di nero.
La legge californiana consente a tutti di portare un’arma, seppur non nascosta, mentre di assiste ai lavori parlamentari. I ragazzi fanno irruzione spingendo via gli uscieri e i pochi poliziotti di guardia. Tra coloro che assistono alla scena c’è anche Ronald Reagan, futuro presidente degli Stati Uniti, allora governatore della California: scappa via spaventato. Come scriverà in seguito Seale nella sua autobiografia (Seize The Time): “Ricordo che un fratello mi ha detto: guarda, Reagan sta scappando. Dapprima penso ad un commento allegorico, poi mi accorgo che c’è davvero Reagan, sta tenendo un discorso a un gruppo di studenti, vengono chiamati i leader del futuro. Ci individua subito. Un fratello lo vede voltare le spalle e allontanarsi in fretta. Abbiamo il muso duro, veniamo dal ghetto, ci si leggono in faccia i patimenti e la rabbia”.
Quei ragazzi entrano nella sala parlamentare con le armi puntate verso il soffitto o verso il pavimento. Non fanno in tempo a dire “A” che vengono immediatamente circondati dalla polizia, intervenuta in massa. Seguono lunghe fasi di trattative. Alla fine, Bobby Seale ottiene l’autorizzazione di leggere un appello alla popolazione nera, esortandola ad armarsi contro il terrorismo bianco prima che sia troppo tardi. Siccome sul posto ci sono parecchi cameraman, quella comunicazione viene letta in diretta TV. Al termine, i poliziotti restituiscono le armi ai ragazzi di colore e li lasciano andare. Quelli ridono, si abbracciano, corrono alle auto e scompaiono nel nulla.
L’America conosce in quel momento le Pantere Nere, o Black Panthers.
Quell’episodio a Sacramento lancia il movimento verso le vette di popolarità nazionale. Nei ghetti i “fratelli della strada”, come si chiamano tra loro gli uomini di colore, non credono più al messaggio pacifista di Martin Luther King. In quell’estate del ’67 e più ancora in tutto il 1968 l’America sarà sconvolta da una ondata di scontri razziali che sfoceranno in bagni di sangue. C’è la guerra del Vietnam, la contestazione universitaria, la beat generation, la droga e il sesso liberi. Per gli Stati Uniti impegnati nella globale guerra fredda, è un colpo al cuore.
Le Pantere Nere assurgono, in quell’estate del 1967, a simbolo di protesta contro i soprusi dell’uomo bianco. Per reazione, l’elettorato americano porta alla Casa Bianca il conservatore Nixon.
Le Black Panthers
Le Pantere Nere nascono nell’ottobre del ’66 con la pubblicazione di una sorta di decalogo del rivoluzionario di colore. Porta la firma di Seale e di Huey Newton, che assurgono a leader del movimento. La condizione dei neri d’America è ancora miserrima. Dall’inizio degli anni sessanta non si sono fatti concreti passi avanti per parificare le due razze. Mai, in quel momento, l’America è stata così vicina a una guerra civile tra neri e bianchi. Dai ghetti delle metropoli la protesta divampa nei centri: Detroit, Los Angeles, Boston, Minneapolis, New York, Philadelphia, Chicago. La gente di colore combatte per affermare i propri diritti usando la violenza e le armi: la polizia risponde con la stessa carta. Gli agenti vengono chiamati pigs, maiali: sono loro i principali avversari.
A Seale e Newton sfugge che quei poliziotti non sono i demoni, i diavoli, il male: è la società stessa che è marcia. Ma a loro, cresciuti nei ghetti e assetati di giustizia spiccia, non importa: ragionare è difficile quando hai poco da mangiare e niente da perdere.
Le Pantere Nere nascono a San Francisco, nell’area oggi nota come Silicon Valley, tra Berkeley e Oakland. I due leader si conoscono all’università di Merritt, frequentano la facoltà di storia nera, sono membri di una confraternita afroamericana. Ma non vengono dal ghetto, o almeno non provengono da famiglie disagiate. Seale era figlio di un carpentiere e aveva tentato addirittura il successo come attore comico. Il padre di Newton era un predicatore battista e si occupava di compravendita di armi. Alla scuola, si recano sempre in automobile. Sono intelligenti, studiano e si documentano.
La loro bibbia diventa il saggio I Dannati della Terra di Frantz Fanon, il medico martinicano che denunciò il colonialismo francese in Algeria: la sua tesi prevedeva che tutti i popoli di colore del mondo dovevano attuare la rivoluzione. Da questo assioma Seale convince i suoi seguaci che dai ghetti bisogna liberare “il globo, spezzare il vincolo capitalista e distruggere la macchina da guerra”. Mentre la maggioranza della popolazione nera si perde in stanche analisi politiche e tende a dividersi, le Pantere Nere propongono poche cose: tutte concentrate nella violenza.
Nella baia di San Francisco, al di là del Golden Gate, i due leader inventano il simbolo: la Pantera Nera, appunto. Quando gli chiedono il perché di quell’animale rispondono: “Perché attacca solo se viene attaccato”.
Seale e Newton, il 15 ottobre del ’66, pubblicano i punti fondamentali del loro manifesto.
Primo: vogliamo il diritto di determinare il destino della comunità nera.
Secondo: vogliamo il pieno impiego per il nostro popolo.
Terzo: vogliamo la cessazione dello sfruttamento dei nostri fratelli da parte dei bianchi.
Quarto: vogliamo un piano di edilizia pubblica.
Quinto: vogliamo un’istruzione che difenda la nostra storia e il nostro ruolo negli Stati Uniti.
Sesto: vogliamo la totale esenzione dal servizio militare.
Settimo: vogliamo la fine immediata della brutalità e degli assassini della polizia.
Il manifesto viene diffuso sulla costa di San Francisco e subito ebbe un buon successo. Ai due leader si affianca un altro attivista di grande carisma, Eldridge Cleaver, un gigante di due metri d’altezza. Ora i tre dovevano dividersi i compito.
Seale diviene il segretario o ideologo del partito. Newton è il ministro della difesa. Cleaver invece ha il compito di ministro dell’informazione. Naturalmente, questi “ministeri” sono da interpretare in maniera del tutto simbolica.
Il contributo di Cleaver si rivela subito decisivo: riesce a fare entrare nel movimento anche Ralph Brown e Stokeley Carmicheal, i fondatori del Comitato di coordinamento del movimento studentesco, nonché intellettuali della rivista Rampants.
Huey Newton
Il partito, forte di un bacino importante, presenta Cleaver come candidato alla presidenza, procurandogli duecentomila voti. E’un periodo, come detto, di fortissime contestazioni e dissidi negli Stati Uniti. Il rapporto tra le diverse anime dell’America viene incrinato e sembra sul punto di spezzarsi per sempre.
Il potere delle Pantere Nere è davvero grande. Se un nero viene arrestato ingiustamente, i rappresentanti legali del movimento portano al giudice le prove della sua innocenza e pagano la cauzione per il rilascio. Poi, il giorno dopo, prendono i poliziotti responsabili dell’arresto e li pestano a morte.
Il 28 ottobre del ’67, ecco il primo scandalo. Newton viene ritrovato in strada con cinque ferite all’addome ed una alla gamba: accanto a lui c’è un poliziotto morto, John Frey, e uno ferito, Herbert Heames. Newton sostiene di essere stato colpito a tradimento, mentre Heames ribatte dicendo di aver esploso i colpi per legittima difesa. Un classico americano. La verità fatica a uscire fuori, ma il “secondo uomo” delle Pantere Nere viene comunque arrestato. La giuria, dopo un processo-farsa, lo condanna a 15 anni di detenzione per omicidio preterintenzionale. L’appello, dell’estate del ’71, conferma la sentenza di primo grado.
Nel frattempo la protesta divampa e la situazione diviene ingestibile in moltissime periferie. Così, nell’ultimo grado di giudizio, la condanna a Newton viene clamorosamente revocata per mancanza di prove a suo carico. La sua odissea, in quegli anni, giova enormemente al partito, che aumenta esponenzialmente gli iscritti.
Le Pantere Nere si estendono anche a est: New York, Washington, Philadelphia, Boston, Detroit, Chicago, Miami. Purtroppo, insieme a tanti ragazzi di colore che cercano un movimento cui aggrapparsi, arrivano anche moltissimi criminali comuni in cerca di protezione.
Proprio per quella ragione il governo americano decide, stavolta, di fare sul serio. Cleaver e Seale vengono incarcerati insieme agli altri “ufficiali” del partito. L’accusa: cospirazione e incitamento alla sommossa. Nixon diventa il nemico giurato delle Pantere Nere insieme al direttore dell’FBI, Hoover.
L’establishment bianco e democratico cerca di andare in aiuto al movimento delle Pantere Nere, scordandosi tutte le sue contraddizioni. In particolare il compositore e direttore d’orchestra Leonard Bernstein (West Side Story) organizza un ricevimento dove vengono raccolto ingenti fondi. L’iniziativa fa, inaspettatamente, scandalo: il sarcastico cronista Tom Wolfe scherza dicendo che le Pantere Nere erano diventate chic e non potevano più essere prese sul serio.
Dopo questo “bacio della morte” in salsa buonista, il movimento va incontro a fortissimi dissidi interni e lentamente si avvia alla dissoluzione, avvenuta nel 1982: da almeno dieci anni, però, le Pantere Nere erano solo un ricordo sbiadito di ciò che furono e che rappresentarono nel periodo tra la fine degli anni Sessanta e l’inizio dei Settanta.