Allan Kardec
In pochi anni riuscì a guadagnarsi 600.000 discepoli in Francia e 400.000 nel resto dell’Europa sfruttando la “moda” del momento grazie alle sue indiscutibili abilità di plagiatore. La gente, anche all’epoca, era credulona e pronta a farsi attrarre da chiunque avesse un minimo di magnetismo nelle proprie parole e nelle proprie azioni. In quel periodo post-romantico, dove l’industria e le macchine rendevano tutto molto più grigio, tantissimi avevano ancora bisogno di credere all’occulto, all’invisibile, a ciò che non veniva spiegato dalla scienza.
Come tutti i grandi del passato, si cambiò nome: da Rivail divenne Allan Kardec. E da lì cominciò la sua gloria.
LO SPIRITISMO
Il termine “spiritismo” venne inventato proprio da Hypolite Rivail, o Allan Kardec che dir si voglia, e affonda le proprie radici nella negromanzia: l’arte magica cui si attribuisce la facoltà di evocare i morti per chiedere loro alcune informazioni sugli avvenimenti futuri. Tale pratica era molto in voga tra i Greci: Omero narra che Odisseo (Ulisse) interrogò le ombre di Tiresia e della propria madre quando si calò nell’Ade; Orfeo evocò Euridice, la sua sfortunata compagna; Socrate dichiarava di avere uno spirito-guida che lo proteggeva. Anche gli Ebrei non facevano eccezione, né quelli del Vecchio Testamento né quelli del Nuovo. Mosè aveva proibito al suo popolo le pratiche negromantiche, Simone di Samaria era diventato Simon Mago per le qualità medianiche, il grande scrittore cristiano Tertulliano parlava esplicitamente di catene spiritiche.
Dunque, le origini antiche del fenomeno dello spiritismo sono molto antiche. Alla fine del Settecento si assiste ad un passaggio successivo. Il medico austriaco Mesmer (1734-1815) elabora una teoria secondo la quale ogni corpo vivente possiede un fluido magnetico carico di un’energia speciale. Nasce da qui il magnetismo, cioè la ricerca di questa energia magnetica nel corpo degli esseri umani.
Lo spiritismo come viene concepito nell’Ottocento è l’evoluzione del magnetismo e nasce negli Stati Uniti nel 1848 con i fenomeni che si manifestano ad Hydesville (cittadina presso New York) nella casa delle sorelle Fox. In breve: le tre sorelle Fox abitavano in una casa stregata. Grazie alle loro abilità divinatorie riuscirono a mettersi in contatto con lo spirito che infestava la dimora, divenendo così le prime medium. In seguito fecero una piccola fortuna tenendo delle riunioni spiritiche in città e nelle zone limitrofe. Nulla, però, a confronto di quanta fama riuscì ad ottenere Kardec.
GLI ALBORI
Allan Kardec (così lo chiameremo, con il nome che si scelse, per non fargli torto nell’aldilà dove sicuramente ci starà guardando) nacque a Lione il 3 ottobre del 1804 da una famiglia agiata (il padre era avvocato). Nel 1814 il giovane venne spedito in Svizzera nella scuola che l’educatore Johann Pestalozzi aveva aperto a Yverdon, sulla punta meridionale del lago di Neuchatel. Essendo l’unico cattolico della scuola in mezzo a tutti protestanti, subì molte angherie, scherzi e burle da parte dei compagni: fu proprio in quel periodo che maturò l’idea di un’unica religione universale. A vent’anni, uscito dalla scuola, pensò di entrare nel mondo dell’insegnamento. Compilò un volume di matematica che riuscì a far pubblicare e che venne adottato in alcune scuole. Il ragazzo aveva, questo è certo, un’intelligenza sopra la media oltre che abilità innate di convincimento. Grazie a queste ultime persuase un suo zio ad aprirgli una scuola a Parigi dove faceva ciò che gli piaceva, cioè insegnare.
Nel frattempo si era sposato con Amelie Boudet, di nove anni più anziana di lui. Si sposarono in chiesa, segno che Kardec continuava ad essere cattolico.
L’INTUIZIONE
La scuola andava bene, le entrate bastavano per condurre una vita agiata, ma i problemi erano alla porta. Lo zio di Kardec, colui che l’aveva finanziato, continuava a sperperare denaro nel gioco: dopo aver buttato via una fortuna si vide costretto a cedere la scuola. Il giovane Kardec non protestò più di tanto: l’istituto venne venduto a 90.000 franchi e lui se ne intascò la metà. Sapeva già dove re-investirli.
Purtroppo aveva fatto male i suoi conti perché il negozio che aprì fallì subito miseramente e i due coniugi si trovarono sul lastrico. Kardec dovette riciclarsi come contabile in diverse piccole aziende e in un teatro di periferia, dove pare fosse anche addetto a strappare i biglietti. Non esattamente la vita che si era immaginato.
Tutto cambiò quando cominciò a frequentare alcuni salotti dove si praticava il sonnambulismo e il magnetismo, la moda dell’epoca. Nel 1855, anno delle sue prime sedute, veniva utilizzato il famoso telegrafo spirituale, una specie di codice che veniva usato interpretare i colpi degli spiriti usati per comunicare. Una specie di telegrafo che collegava con l’aldilà, in parole povere.
Kardec intuì i profitti. Tutta quella gente credulona e in cerca di emozioni aveva bisogno di una guida. Le sedute cui partecipava non erano molto emozionanti, infatti. C’era un tavolino che ogni tanto traballava e gli astanti che non sapevano cosa fare per parlare con lo spirito. Tutta la scena doveva essere abbastanza comica.
Kardec aspirava ad imparare quell’arte, ma aveva bisogno di confrontarsi con dei salotti più in vista. Grazie ad un amico riuscì ad introdursi in quello che faceva capo ad un socio dell’Accademia delle Scienze. Era un salotto vip: ci stava anche il drammaturgo Victorien Sardou e un editore, Didier.
Il drammaturgo, in particolare, aveva capacità divinatorie. Il suo spirito guida era il ceramista Palissy, che gli aveva descritto per filo e per segno la casa di Mozart sul pianeta Giove. Sardou (che fu il primo, vero, maestro di Kardec) era in contatto con lo scozzese Daniel Dunglas Home, famosissimo medium autore del libro “Luci e Ombre dello Spiritualismo”. Home era uno dei maggiori spiritisti d’Europa: ben remunerato, era anche riuscito a “coprire” un fattaccio che lo qualificava in pieno come ciarlatano. Lo scozzese era stato invitato nella dimora di Napoleone III e dell’imperatrice Eugenia a Biarritz, dove i due nobili per rompere la noia si divertivano con quella pratica. In quell’occasione Home dichiarò di voler evocare nientemeno che lo spirito di Carlomagno. Dopo alcuni momenti una mano gelida si posò sul volto dell’imperatrice, la quale gettò un urlo. Un ufficiale, spaventato, accese un lume e scoprì che sul regale volto di Eugenia non c’era la mano di Carlomagno ma il piede guantato di Home. Napoleone III non apprezzò per niente le abilità contorsioniste del ciarlatano e la sua seduta-truffa, si fece restituire i soldi e lo cacciò in malo modo.
L’ambiente in cui muoveva i primi passi Kardec era quello: ricconi, nobili, artisti annoiati che si facevano fregare da furboni contorsionisti.
Dunque nel 1855 Kardec cominciava a muovere i primi passi nei salotti medianici. Era lui a decifrare e interpretare le parole dei defunti: sapeva ascoltarli e mettere per iscritto le loro profezie. Aveva elaborato un questionario composto da diverse domande cui gli spiriti dovevano rispondere. Le risposte venivano poi registrate in appositi quaderni. Nelle sue sedute si faceva seguire da diverse medium, tra cui Madame de Plainemaison, che evocavano molti grandi del passato, tra cui San Vincenzo dé Paoli, Platone, Sant’Antonio. Proprio in quel primo periodo decise di cambiarsi il nome, diventando ufficialmente Allan Kardec, un nome celtico: perché lui, glielo aveva detto uno degli spiriti evocati, un certo Zephir, era la reincarnazione di un druido vissuto duemila anni prima.
IL SUCCESSO
All’inizio del 1857 era pronto il suo “Libro degli Spiriti”, un tomo di 500 pagine nel quale si riportavano i dialoghi tra Kardec e gli spiriti evocati. Problema: nessuno voleva pubblicarlo, neppure il suo amico editore Didier. Uscì quindi ad aprile a spese dell’autore che in tal modo rimase il solo ed unico proprietario per il resto della vita e che ne trasse immensi benefici economici dalle tantissime ristampe successive. In Italia venne tradotto per la prima volta nel 1887 dalla Utet e tuttora viene venduto molto bene.
Didier, che non si era dimostrato un editore lungimirante, aveva delle scusanti parziali. Chi si aspettava un successo così? Lo spiritismo era un fenomeno sostanzialmente nuovo e molto elitario in un’epoca che cominciava a considerare anche il grande pubblico. Quindi abbastanza limitato. In più anche lo stesso Didier dubitava parecchio di quegli “spiriti”.
Fatto sta che l’opera ottiene un grandissimo successo: per un motivo molto semplice. Se si può comunicare coi morti significa che c’è un’altra vita dopo quella terrena: quindi, una speranza. E proprio questo attrae i lettori del “Libro degli Spiriti”: la speranza nell’aldilà, l’ottimismo che la vita continuerà anche dopo la morte terrena.
Altra importante componente del successo, l’abbiamo detta, sta nella “romanticità” dello spiritismo, nella ricerca dell’irrazionale, dell’invisibile, dell’inspiegabile. In un’epoca in cui tutto è razionale, tutto è concreto, tutto si può spiegare, la gente ha bisogno ancora di sognare.
Dulcis in fundo, il libro (leggetelo, è molto interessante) è scritto davvero bene, in modo estremamente chiaro e per nulla criptico: alla portata di tutti.
Kardec cavalcò il successone creando una rivista, la Revue Spirite, che doveva servire a tenere i contatti tra gli spiritisti, una sorta di guida per tutti i “fans” dello spiritismo. Anche questa volta cercò di imbarcare nell’impresa alcuni amici, che rifiutarono perché giudicarono l’avventura troppo rischiosa. E anche questa volta gli andò alla grandissima: l’affare rimase tutto e solo per lui.
Un secondo libro, “Le Livre des Medium”, lo rese ancor più celebre: era un manuale pratico per organizzare le sedute spiritiche e divenne una vera e propria Bibbia per coloro che cercavano di imitarlo.
Kardec, all’apice della sua potenza di dominatore di anime, arrivò ad avere un milione di seguaci ufficiali. Un successo che abbiamo già spiegato ma che negli anni divenne ancor più clamoroso grazie a un’altra furbissima intuizione.
Kardec sosteneva di essere la reincarnazione di un druido vissuto in Britannia duemila anni prima. Dunque, sosteneva la tesi della reincarnazione. Cioè, sosteneva la tesi che a una vita onesta doveva per forza seguire un’incarnazione di maggior livello. Non si capisce come questa convinzione potesse sposarsi con il cattolicesimo suo e del suo pubblico, ma tant’è: fece presa e lo rese ancora più famoso ed influente. La prospettiva di continuare la propria vita in un’altra persona magari più ricca o destinata a grandi glorie era, effettivamente, un abboccamento molto appetitoso per moltissime persone insoddisfatte della loro esistenza.
Kardec divenne ricchissimo ma non sperperò mai il suo denaro. Le sue ricchezze gli servirono per finanziare conferenze, per fondare la “Società di studi spiritici” (con sede a Parigi), per pubblicare altri scritti.
Non era, contrariamente a quanto si potrebbe pensare, un settario. Quando andò in visita a Lione, città-crogiolo di società segrete, uno spiritista suo seguace gli propose di stabilire segni di riconoscimento riservati ai suoi adepti: in pratica, di fondare una specie di loggia massonica. Kardec rifiutò decisamente affermando che gli spiritisti non dovevano trasformarsi in conventicole nascoste, ma al contrario aprirsi al grande pubblico: perché tutto ciò che faceva dove essere comprensibile o accessibile a tutti.
Un’impostazione “democratica” e popolare, dunque, che gli fa molto onore.
Non gli mancarono, si capisce, anche i problemi. Un giudice del tribunale di Villeneuve-sur-Lot, un certo Bonamy, che si era messo in testa di essere la reincarnazione del Messia, voleva l’imprimatur di Kardec. Il quale, naturalmente, rifiutava di darglielo. Bonamy insisteva così tanto che Kardec fu costretto ad evocare nientepopodimeno che il Signore in persona per sbugiardarlo definitivamente.
Il mattino del 31 marzo del 1869 Kardec era intento a sorvegliare i facchini che stavano occupandosi del suo trasloco nella nuova casa. Aveva appena corretto alcune bozze quando fu preso da un malore improvviso e morì.
Il 31 marzo dell’anno successivo un gruppo di capi dello spiritismo europeo si riunì nel cimitero dov’era sepolto Kardec per inaugurare un busto a lui dedicato e per collocare sulla sua tomba un dolmen composto da tre blocchi di granito. Naturalmente una medium evocò il suo spirito, il quale ben volentieri partecipò alla cerimonia lodando la bellezza del monumento, ringraziando i presenti ed esortandoli a continuare il proselitismo.
Sulla tomba di Allan Kardec, ancora oggi, anno 2021, non mancano mai dei mazzi di rose fresche.